Giorno 7 aprile io e il gruppo
d’escursione siamo andati ad una gita a Cava d’Ispica. All’inizio abbiamo
visitato la tomba a finti pilastri; la nostra guida, il sig. Saverio Cannata,
ci ha raccontato come lui era presente quando l’hanno svuotata perché era piena
di terra. La tomba era piccola e stretta e davanti c’erano dieci pilastri. Poi
siamo ripartiti e siamo andati alle
catacombe e ci ha spiegato che erano le tombe in cui i primi cristiani mettevano i loro parenti morti e che erano i
loro rifugi. Salvatore Pisani, la nostra guida ci ha spiegato che le tombe più vecchie
sono le più vicine perché le più vicine sono state costruite prima. Abbiamo mangiato
e poi siamo arrivati al Ginnasio che in Greco significava centro sportivo, sui muri
c’erano delle scritte e sul tetto c’erano le stalattiti che si stavano
formando. Poco più avanti c’erano altre grotte in cui abbiamo saltato, abbiamo
attraversato un sentiero e abbiamo trovato un cartello in cui c’era disegnata
l’area di tutta la zona, Salvatore ci ha spiegato il percorso che abbiamo
fatto. Ci siamo fermati e abbiamo fatto una foto sotto l’albero di carrube. Abbiamo
visitato una chiesetta: la grotta di San Nicolò dove c’erano dei dipinti che
raffiguravano dei santi. Dopo siamo ripartiti e siamo arrivati al Mulino ad Acqua
dove ad attenderci c’erano i proprietari. Prima ci siamo fermati davanti alla
piantina del Mulino e ci hanno spiegato che la maggior parte del Mulino era
stata modernizzata. Sotto la cartina c’era il carretto con cui il mugnaio agganciava
un mulo e andava a vendere il grano e ci ha spiegato che il merito di questa
tradizione e del metodo di saper utilizzare l’acqua in altri modi era degli
arabi. Siamo saliti al piano superiore in cui c’erano gli attrezzi da lavoro
del mugnaio e ci ha spiegato come si lavora e come si tesse la lana. Ci ha spiegato
come si lavavano e come si asciugavano i panni a quei tempi. Guidati da
Alessandro, il figlio del mugnaio, abbiamo fatto un percorso tra i vari
ambienti dove viveva il mugnaio con la sua famiglia. Molti di essi erano
ricavati da grotte scavate nella roccia e conservano il fascino di tempi ormai
tanto lontani: la camera dove viveva la
famiglia, la stalla, il lavatoio, il magazzino, la stanza con il telaio, il
canale che porta l’acqua al mulino in alto, il cono attraverso cui l’acqua
cadendo giù fa girare la ruota nella stanza dell’acqua undici metri sotto e
subito sopra la stanza dove gira la macina che frantumando il grano lo
trasforma in farina integrale. Alessandro ci ha fatto vedere come la farina
veniva cernita per essere separata dalla crusca e il funzionamento del campanello
che svegliava il mugnaio la notte, quando si finiva il grano. Alla fine di
questa esperienza eravamo tutti stanchi, affamati ma veramente felici.
Amin Jarbouia
cava d'ispica 2015 |
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